Mahmood racconta qualcosa del passato che spiega il presente. La difficoltà ad e le incomprensioni. E le parole durissime contro di lui.
Mahmood si confessa parlando ai giornalisti. La sua canzone, Tuta Gold, sembrava destinata all’insuccesso ma ha cominciato a crescere appena terminato il Festival, arrivando nelle classifiche internazionali arrivando a tre dischi di platino e oltre 73 milioni di stream su Spotify.
“Mi sento fortunato, non mi aspettavo questo casino – racconta il cantautore – Quando Tuta gold ha cominciato a volare ci svegliavamo e ci chiedevamo se fosse vero”. La scelta di Sanremo è stata un’opzione a giochi quasi fatti: “Non dovevo andarci. Avevo scritto Tuta gold mentre ero in Sardegna” ha spiegato, voleva canzone che facesse piangere e danzare. E la nascita del brano è stata tutt’altro che semplice: “abbiamo cambiato cinque ritornelli – ricorda, qausi incredulo di essere arrivato a concluderla – e abbiamo scritto la versione definitiva a Milano. Siamo andati in studio con Ettorre, che ha fatto melodia” . Il pensiero di Sanremo è nato solo alla fine ” ci siamo fatti la fatidica domanda: vuoi andarci?”.
La risposta è stata affermativa, anche se c’era un dubbio: “Il dubbio – spiega Mahmood – era andare con Tuta gold, che per me era un singolo estivo”. Sanremo è stata la svolta per Mahmood, che la prima volta vinse nel Festival di Baglioni ma che deve molto anche ad Amadeus che lo volle assieme a Blanco, permettendogli di vincere la seconda volta.
Il rapporto con Soldi, canzone che ormai gli chiedono tutti in continuazione, resta ottimo, anche se in queste settimane ha sentito che Tuta Gold ha fatto un balzo importante e forse, oggi, è anche più attesa di quella: “Oggi Tuta gold è la più richiesta, sono riuscito a spostare Soldi dall’ultimo posto in scaletta. La reazione della gente dopo Sanremo mi sembra più grande di quello che successe con Soldi, la reazione a Tuta gold è stata scioccante”. per ora il cantautore si gode il successo europeo, con i vclub pieni e la sua musica che arriva anche a un pubblico non di lingua italiana.
Troppo stress per Mahmood
Nei mesi scorsi alcuni colleghi del cantautore hanno preferito fermarsi a causa del burnout, troppo stress, troppe responsabilità, difficoltà di lavorare con serenità, Sangiovanni ne è l’emblema e proprio da questo si è partiti per parlare della gavetta che Mahmood ha fatto prima dell’esplosione e del successo: “L’unica cosa che può salvarti è la gavetta, ti prepara, ti permette di capire cosa migliorare e perché non riesci a ottenere quel risultato”. Il racconto cade su quegli anni, i primi, quando era un giovanissimo autore che cercava di convincere le discografiche a metterlo sotto contratto.
“Da un lato è stato devastante, nel 2018 i miei musicisti non volevano più scrivere con me, buttavamo pezzi, a un certo punto un discografico mi disse che una canzone era il pezzo più brutto che avessi mai scritto, ma credo sia stata una fortuna altrimenti non stavo qua”.
Mahmood ha anche parlato della quantità di no che ha dovuto dire in questi anni: “È difficile contare i no di questi anni, sono importanti come i sì. Se dico no, comunque, è perché ho in mente cosa voglio fare, ho in testa l’immagine di me che voglio veicolare. Qual è il mio scopo? Durare più tempo possibile”. E i no sono quelli detti anche ad alcuni brand, anche se il ragionamento del cantautore si allarga: “Noi parliamo di brand che possono anche aiutarti a valorizzare un messaggio che vuoi portare. Prima cosa che guardo è se si può portare progetto a un’asticella più alta e quel punto dico sì”.